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Il World Economic Forum ha presentato l’edizione 2015 del Global Internet Technology Report, un’analisi sulla network readiness di 143 Paesi in cui l’Italia è al 55 posto, in salita rispetto all’anno scorso. Lo studio conferma che ICT e Internet a banda larga hanno un effetto moltiplicatore sul reddito di un Paese, ma c’è un paradosso: la rivoluzione tecnologica è davvero positiva soltanto se le risorse sono accessibili da tutti.

 

[Fonte: ict4executive.it – pubblicato il 13 maggio 2015] Solo trent’anni fa, pensare a un mondo interamente connesso grazie alla telefonia mobile era considerata una previsione troppo ottimistica, eppure oggi le connessioni broadband ad alta velocità raggiungono oltre 3,4 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale (secondo le stime del 2014).

L’Information and Communications Technology non è soltanto un’opportunità con grandi risvolti sociali, ma è anche volano della crescita economica mondiale, come molti studi hanno ormai dimostrato. Il World Economic Forum ha presentato, a Ginevra, l’edizione 2015 del Global Internet Technology Report, un’analisi sulla network readiness di 143 Paesi del mondo (NRI –Network Readiness Index), ovvero la prontezza nell’offrire cittadini e imprese tutte le opportunità connesse alle tecnologie ICT, nell’era dell’Internet of Everything. Buone notizie per l’Italia che ha migliorato la predisposizione ad accogliere ed integrare l’evoluzione tecnologica, posizionandosi al 55esimo posto della classifica 2015, tre in più rispetto all’anno precedente, e registrando i maggiori avanzamenti nell’impatto economico e sociale dell’ICT.

Quando si parla di Information and Communications Technology si pensa all’evoluzione in tanti settori e ai risvolti sociali, ma uno degli aspetti sottolineati dallo studio è proprio il forte impatto sul reddito delle nazioni. «Negli ultimi vent’anni abbiamo raccolto prove certe per dimostrare che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in particolare Internet a banda larga, hanno un effetto moltiplicatore sul reddito – afferma Robert Pepper, Vice President Global Technology Policy di Cisco, in un capitolo del report dedicato all’impatto dell’ICT sullo sviluppo - . A livello di singoli Paesi, i dati macroeconomici collegano la diffusione di telefonia fissa, telefonia mobile, uso di Internet e uso di connessioni broadband alla crescita del Prodotto Interno Lordo, con una relazione causale che si evidenzia sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo. Al crescere dell’intensità di utilizzo dei dati, cresce anche il reddito pro capite. Questo sempre più ampio insieme di prove mette in luce il fatto che abbiamo ormai superato abbondantemente i tempi del “paradosso di Solow”, tempi in cui nel 1987 l’economista premio Nobel Robert Solow affermava che si vedono gli effetti dell’era del computer ovunque, tranne che nelle statistiche sulla produttività».

Il paradosso, crescita complessiva del PIL, ma con un aumento delle diseguaglianze interne

Tuttavia, bisogna prestare attenzione a quello che viene definito “il paradosso dell’ICT”, ovvero che la rivoluzione tecnologica può essere davvero positiva e portare a una crescita dell’intera nazione soltanto se ci si impegna a rendere le risorse accessibili da tutti, altrimenti rischia di escludere anziché includere e creare dei gap.

«Le evidenze disponibili presentano un paradosso – scrive Pepper - in quanto le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stimolano la crescita economica e diminuiscono la disuguaglianza globale, ma allo stesso tempo contribuiscono all’incremento della disuguaglianza all’interno dei singoli Paesi. Questo paradosso si presenta in un momento in cui i benefici delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione devono ancora dispiegarsi pienamente nei confronti della popolazione a basso reddito. Ad esempio, gli effetti di rete e le esternalità che moltiplicano gli impatti dell’ICT richiedono che sia superata una soglia minima di adozione prima di iniziare a materializzarsi. Un’analisi evidenzia – continua Pepper - che una crescita del 10% dell’infrastruttura di telecomunicazioni ha un impatto positivo pari al 2,8% sul PIL, ma solo se si è prima raggiunta una soglia minima di “densità”. In questo caso, la soglia è fissata al 24% della popolazione raggiunta dall’infrastruttura. In altre parole, i Paesi sperimenteranno pienamente l’impatto sulla crescita dovuto all’ICT solo se la penetrazione supera quel livello».

Cosa possono fare i Paesi per contrastare la disparità nell’utilizzo dell’ICT tra varie classi sociali? Robert Pepper indica alcune strategie per «aumentare la disponibilità e l’adozione di connessioni broadband, in particolare attuando policy che ottengano accesso universale, consentano a più persone di potersi economicamente permettere i costi necessari, migliorino le competenze digitali e chiudano il gap di genere». In particolare, suggerisce che gli Stati dovrebbero «concentrare risorse pubbliche e incentivi per costruire reti di accesso Internet in banda larga nelle comunità periferiche e non sufficientemente servite; connettere le scuole e le biblioteche a un servizio Internet in banda larga e assicurarsi che le scuole abbiano ampia connettività; eliminare la tassazione eccessiva su device e accessi, prendendo in considerazione sussidi mirati per determinate fasce di popolazione; sviluppare solidi percorsi formativi e programmi dedicati all’ICT; impegnarsi per ridurre il gap di genere nel settore ICT».

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